Per dispersione scolastica si intende quel complesso di fenomeni consistenti nella mancata o incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell’istruzione da parte di ragazzi in età scolare.
Quando si parla di dispersione scolastica dobbiamo far riferimento a una molteplicità di aspetti e di concause che cambiano in relazione ai diversi contesti sociali, geografici e ai livelli educativi.
Molti sono i fattori di rischio che possono portare uno studente a lasciare la scuola.
Alcune sono motivazioni più soggettive, come difficoltà cognitive e di apprendimento, demotivazione, senso di inadeguatezza, condizioni socio-economiche.
Riconoscere le cause della dispersione scolastica
È importante riconoscere il cattivo rapporto scuola-studenti come una tra le cause maggiori di interruzione degli studi. I percorsi scolastici, infatti, vengono percepiti come troppo teorici e poco moderni, ma anche estranei ai reali bisogni e interessi dei bambini e ragazzi. Inoltre, alcuni giovani che scelgono di abbandonare gli studi possono essere accompagnati da un senso di fallimento dato da una passata bocciatura o dal cattivo rapporto con uno o più professori, ma anche da un disturbo dell’apprendimento non diagnosticato.
Altre ragioni individuali che portano alla dispersione scolastica sono i disturbi d’ansia, legati all’insicurezza o alla bassa autostima della persona, ma anche la fobia scolastica, che si manifesta soprattutto con il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria.
Ci possono così essere studenti che si allontanano perché nutrono sentimenti di diffidenza nei confronti della scuola, allievi che non completano il ciclo di studi per la mancanza di competenze adeguate, studenti che abbandonano perché non accettano le regole del sistema scolastico.
La dispersione scolastica colpisce maggiormente gli studenti provenienti da famiglie con difficoltà economiche, dove uno o entrambi i genitori sono disoccupati o precari, per cui i giovani si ritrovano a dover interrompere il loro percorso di studi per cercare un lavoro che possa aiutare economicamente il loro nucleo familiare. Ciò avviene anche nelle famiglie mono-genitoriali, soprattutto se a mancare è il padre, o in quelle poco scolarizzate e con una bassa considerazione dell’istruzione.
Dispersione scolastica: effetti negativi
La dispersione scolastica ha degli effetti negativi non solo sul singolo individuo, ma anche sulla società di cui fa parte. A livello individuale, una delle conseguenze maggiori è la disoccupazione. I giovani che interrompono gli studi hanno meno probabilità di trovare un lavoro rispetto ai coetanei che hanno ricevuto un’istruzione adeguata. Se, invece, trovano un’occupazione, è spesso precaria e con una retribuzione molto bassa. La mancanza di lavoro porta, di conseguenza, alla povertà e all’esclusione sociale. I giovani che hanno abbandonato gli studi e restano disoccupati possono imboccare la strada della criminalità organizzata. Infatti, i minorenni sono ricercati dalle associazioni mafiose poiché punibili legalmente in maniera meno severa rispetto ai maggiorenni.
Come contrastare la dispersione scolastica
Il centro dell’istituzione scolastica deve essere sempre lo studente: è fondamentale che nell’ambiente scolastico si stia bene, creando un tessuto adatto per stimolare il desiderio e la voglia di imparare, di conoscere, di fare ricerca. Gli insegnanti devono essere costantemente formati per personalizzare l’apprendimento e dar voce ai bisogni di ogni alunno. Ciò vuol dire conoscere i propri studenti e cercare di instaurare un rapporto con le loro famiglie.
Ciò che ancora oggi continuiamo a rilevare è una certa distanza tra la scuola e il mondo del lavoro, tra la teoria e la pratica. Una scuola che continua a puntare esclusivamente sugli aspetti teorici delle materie insegnate, rischia di rimanere confinata nell’astrazione, perdendo il contatto con il reale. L’allievo ha sempre bisogno di mettere in pratica ciò che impara, è necessario questo passaggio dal sapere, al saper fare. È importante l’avvicinamento al mondo del lavoro, così che i giovani possano prendere coscienza delle loro abilità attraverso un apprendimento concreto. Inoltre, in questo modo, possono sviluppare un loro progetto di vita e indirizzare le loro scelte lavorative. I giovani, quindi, saranno stimolati a non abbandonare gli studi in modo da trovare un’occupazione.
Occorre altresì tenere conto della relazione insegnante/studente. Non tutte le relazioni funzionano. Quando non c’è simpatia tra chi insegna e chi impara, spesso il rifiuto della relazione diventa rifiuto della materia. Un allievo che penserà di non farcela, o di non essere all’altezza, o di essere preso di mira dall’insegnante qualunque cosa faccia, tenderà davvero a non raggiungere gli obiettivi prefissati. Un insegnante che non si aspetterà niente di buono da un determinato allievo, potrebbe tendere a non valutare positivamente gli sforzi e i miglioramenti nel rendimento e nell’impegno da questi raggiunti. Valutazioni e giudizio, in ambito scolastico, sono elementi molto importanti che possono condizionare anche il percorso futuro dello studente in formazione.
È fondamentale riconoscere per tempo i segnali di difficoltà di relazione tra allievi e scuola che potrebbero portare alla dispersione scolastica, in modo da poter avviare adeguate azioni di contrasto e prevenzione.
Le misure preventive sono volte a coinvolgere i giovani, ad esempio con l’adozione di programmi scolastici coerenti e flessibili alle varie ambizioni degli studenti. È importante, quindi, cercare una continuità nell’ordinamento scolastico. Il passaggio da scuole medie a scuole superiori è il momento in cui più giovani scelgono di interrompere gli studi proprio per questa mancanza di continuità.
Nelle scuole si tende a non tenere conto del fatto che ciascun bambino sia diverso per obiettivi, desideri, vocazioni e ambiente sociale di provenienza. Pensare quindi di trattare ogni bambino allo stesso modo non solo è impossibile, ma può essere addirittura fuorviante, mortificante, frustrante. Una didattica inclusiva non può che tenere conto delle specificità di ciascun alunno dal momento che ognuno ha la propria storia e il proprio contesto socio-familiare di appartenenza e provenienza, i propri limiti, ma anche i propri talenti e vocazioni. Pur riconoscendo ciò che manca o ciò che funziona meno in un soggetto, è fondamentale lavorare su ciò che possiede, sul suo talento, sugli interessi, sulle capacità di cui ciascun soggetto è sempre portatore. Lavorando su ciò che funziona, si finirà per aiutare il soggetto ad accettare e comprendere anche ciò che non funziona o funziona meno.